Il nome Danti rappresenta molto più di quello che si potrebbe pensare, la geniale famiglia ha infatti segnato un'epoca ricca di progressi scientifici e artistici per la città di Perugia a cavallo tra il quattrocento e il cinquecento. Il cognome di questa famiglia si deve al fratello maggiore del "perugino volante", Pier Vincenzo profondo ammiratore del sommo poeta Dante Alighieri, che volle sostituire il cognome Ranaldi con Danti.

Giovan Battista Danti detto il "perugino volante" nasce nel 1478 a Perugia e dimostra immediata attitudine verso la Matematica e la Fisica tanto che a soli 20 anni era considerato la punta di diamante dell'università. Si cimentò soprattutto nel cercare di comprendere in modo scientifico le temerarie imprese di volo di coraggiosi uomini del passato, alla stregua di Leonardo Da Vinci. Si ricorda che durante le notti d'estate si lanciasse da una altura dell'isola Maggiore verso il lago Trasimeno, usando l'acqua come una pista d'atterraggio.

Piazza Danti a Perugia si chiama così in onore di un pronipote di Giovan Battista: Vincenzo Danti che è l'autore dell'imponente statua in bronzo di Giulio III.

primo mobilePier Vincenzo ebbe due figli, Giulio architetto ed orafo contribuì alla costruzione della Rocca Paolina, Teodora poetessa, pittrice e appassionata di scienze matematiche, scrisse un commentario sugli Elementi di Euclide. Una lode particolare va dedicata ad uno dei figli di Giulio, Egnazio Danti, che si fece frate a soli 19 anni e dedicò la sua vita alla preghiera, alla matematica, alla geometria e alla astronomia.

Successivamente si trasferì a Firenze dove insegnò alla corte di Cosimo Primo de Medici che lo premiò con l'istituzione di una cattedra di matematica. Notevoli furono le sue scoperte scientifiche in relazione al periodo storico, fra le quali un grandioso progetto di collegamento di acqua tra il Tirreno e l'Adriatico.

Si trasferì poi a Bologna e successivamente a Roma dove il Papa lo chiamò a dipingere le tavole d'Italia nella Galleria delle Carte Geografiche visitabile nei Musei Vaticani. L'opera che lo ha consegnato alla storia e della quale è il principale autore è stato il calendario Gregoriano che tutti noi oggi utilizziamo.

A poco più di 50 anni si spense la luce sulla sua vita e conobbe per sempre la vera armonia del cosmo che lo aveva affascinato sino alla fine.